QUANDO L’INTERNALIZZAZIONE DELLA FORMAZIONE E’ SINONIMO DI QUALITA’
La dimensione internazionale della formazione professionalizzante superiore è cruciale per la competitività e l’attrattività dei territori, ma c’è ancora molto da fare. Ne abbiamo parlato con Serse Soverini, Direttore operativo dell’Associazione Scuola Politecnica ITS Emilia-Romagna.
“Con internazionalizzazione della formazione dei percorsi ITS” – ci racconta Soverini – “non intendiamo solo l’acquisizione di competenze tecnologiche per cui esistono parametri europei di riferimento, ma anche lo sviluppo di competenze trasversali, quello delle soft skills e della capacità di lavorare in team con persone che sono state formate in contesti formativi differenti”. In questo senso, un confronto con aziende internazionali, risulta discriminante per potersi allineare a livello europeo. L’aspetto critico sta nel rendere significativa l’esperienza internazionale. Allo stesso tempo però è anche l’aspetto più sfidante. ” C’è un forte interesse, ad esempio, sulle competenze trasversali che riguarda la transizione digitale ed esiste una piattaforma comune a livello europeo entro la quale poter incentivare e supportare la circolazione dei ragazzi all’interno di percorsi comuni di formazione terziaria e professionalizzante di qualità”. Altro elemento molto importante è la relazione con il territorio, tenere conto, cioè, delle specificità degli ecosistemi regionali e della loro relazione con la dimensione internazionale. “In Italia lavoriamo molto sulle nicchie, ma ci sono delle competenze più generali, ad esempio sul green e sul digitale, che possono certamente essere acquisite guardando a paesi che in Europa detengono una leadership” – prosegue Soverini – “e quindi combinare all’esperienza linguistica anche quella dell’acquisizione di competenze avanzate in questi due campi”. Ecco che diventa fondamentale condividere e definire punti di eccellenza in Europa che favoriscano la mobilità. “La formazione terziaria professionalizzante ha un approccio educativo molto diverso da quello accademico: il modello è basato sul trasferimento di know how; quindi, anche i nostri corsi ITS sono basati su questo. Per un ragazzo l’esperienza sul trasferimento di know how in un altro paese è molto importante” La capacità di leggere la dimensione internazionale dell’innovazione e di tradurla all’interno dell’azienda e nella formazione anche dei formatori, è un elemento chiave per poter costruire un network di soggetti che condividono competenze comuni. Così come accade più facilmente per i percorsi universitari, anche per quelli professionalizzanti “sarebbe importante immaginarsi una rete e dei percorsi unificati nella definizione delle competenze”. |
“Il progetto DIG.INT lavora molto sul network e su una scala europea e questo per noi è molto interessante, continueremo a guardare con molta attenzione al progetto e ai suoi sviluppi”.